Il 23 dicembre del 2003, più o meno a quest'ora (verso le 16) mi venne in mente l'idea di un'assassina dai capelli rossi, dal carattere sbarazzino e ribelle, mortale quanto apparentemente carina e inoffensiva.
Feci qualche disegno, qualche schizzo, dal 23 al 27 dicembre. L'idea era definita e Honey era nata, ma ci vollero anni prima che potesse prendere davvero piede nelle mie storie e nella mia fantasia.
Feci vari tentativi di storie a fumetti, ma naufragarono praticamente tutti. Vuoi per il poco tempo a disposizione (al solito), vuoi per il mio disordine e incapacità di scrivere una sceneggiatura robusta e coerente. Sentivo che questo personaggio era importante, che aveva qualcosa da dire e da dare, ma non riuscivo a darle un supporto narrativo credibile.
Nel 2010 mi imposi di disegnare un fumetto con Honey Venom protagonista. Realizzai una decina di tavole, come al solito disegnando a mano prima a matita e poi inchiostrando sempre su carta. Erano tavole faticose da completare, piene di tratteggi e di ombreggiature. Come tutti i fumettisti underground che non possono campare di fumetti, dopo essere tornato a casa dal lavoro mi mettevo al tavolo da disegno a spremere energia, fino all'ultima goccia di sangue, su quelle tavole.
Non ero sicuro di me, ma ero sicuro di lei. Lei funzionava. Ero io che non avevo la forza di portare avanti un progetto complesso come la realizzazione di un fumetto. Ne avevo fatti tanti prima di allora ma, sebbene realizzati con impegno e passione, erano fumetti dedicati agli amici e solo raramente mostrati ad altri lettori attraverso il web. Era il tempo dei webring e delle community artistiche. L'avvento dei social era lontano.
Questa volta avevo dentro di me la sensazione che sarebbe stato diverso. Avrei dovuto proporre Honey a un pubblico più vasto, ma non sapevo ancora come fare.
Sta di fatto che, dopo quella decina di tavole mi fermai. Era un lavoro troppo faticoso, non ce la facevo. Le solite scuse che ci mettiamo davanti tutti, tutti noi che facciamo fumetti ma che non possiamo guadagnarci su. Il tempo, la fatica, la stanchezza, la famiglia, gli amici.
"Non posso bruciare il poco tempo libero che ho su questa cosa".
Feci qualche disegno, qualche schizzo, dal 23 al 27 dicembre. L'idea era definita e Honey era nata, ma ci vollero anni prima che potesse prendere davvero piede nelle mie storie e nella mia fantasia.
Feci vari tentativi di storie a fumetti, ma naufragarono praticamente tutti. Vuoi per il poco tempo a disposizione (al solito), vuoi per il mio disordine e incapacità di scrivere una sceneggiatura robusta e coerente. Sentivo che questo personaggio era importante, che aveva qualcosa da dire e da dare, ma non riuscivo a darle un supporto narrativo credibile.
Nel 2010 mi imposi di disegnare un fumetto con Honey Venom protagonista. Realizzai una decina di tavole, come al solito disegnando a mano prima a matita e poi inchiostrando sempre su carta. Erano tavole faticose da completare, piene di tratteggi e di ombreggiature. Come tutti i fumettisti underground che non possono campare di fumetti, dopo essere tornato a casa dal lavoro mi mettevo al tavolo da disegno a spremere energia, fino all'ultima goccia di sangue, su quelle tavole.
Non ero sicuro di me, ma ero sicuro di lei. Lei funzionava. Ero io che non avevo la forza di portare avanti un progetto complesso come la realizzazione di un fumetto. Ne avevo fatti tanti prima di allora ma, sebbene realizzati con impegno e passione, erano fumetti dedicati agli amici e solo raramente mostrati ad altri lettori attraverso il web. Era il tempo dei webring e delle community artistiche. L'avvento dei social era lontano.
Questa volta avevo dentro di me la sensazione che sarebbe stato diverso. Avrei dovuto proporre Honey a un pubblico più vasto, ma non sapevo ancora come fare.
Sta di fatto che, dopo quella decina di tavole mi fermai. Era un lavoro troppo faticoso, non ce la facevo. Le solite scuse che ci mettiamo davanti tutti, tutti noi che facciamo fumetti ma che non possiamo guadagnarci su. Il tempo, la fatica, la stanchezza, la famiglia, gli amici.
"Non posso bruciare il poco tempo libero che ho su questa cosa".
Honey finì dentro un cassetto e passarono i mesi.
Poi mia madre si ammalò. In quei giorni terribili, in ospedale, mentre lei era persa nell'abisso dell'agonia, mio zio Franco cercava a suo modo di intrattenerci raccontandoci aneddoti della Sicilia e della sua famiglia. Ci parlò così di un suo parente, un altro zio, che lui chiama "Zio Cicciopaolo" che era solito uscirsene con un'imprecazione molto originale: "Santu Diavuluni!"
Mio zio è imbattibile a raccontare storie e aneddoti: ci fece sorridere. Ma io sentii che c'era dell'altro. Gli chiesi di ripetermi di nuovo quell'imprecazione e capii subito che Honey ne avrebbe fatto il suo tormentone. Era il 30 ottobre.
Il 31 ottobre ripresi quelle 10 pagine dal cassetto nel quale erano rimaste dall'inizio dell'anno e mi ripromisi che avrei terminato quella storia e che avrei fatto di Honey il mio tramite, attraverso il quale avrei raccontato le mie favole. Iniziai subito, anche se cambiai metodo di lavoro: i tratteggi di quelle 10 pagine mi avevano stremato. Decisi di fare un omaggio al grande Magnus che avevo amato su Satanik e Alan Ford, e presi a disegnare il fumetto di Honey su piccole tavole A5, con due sole vignette, come i neri/sexy/horror degli anni '70. Usavo semplici linee, pochi fondali e molti neri. Poi scansionavo e ci mettevo qualche retino. Non volevo impressionare nessuno con i miei disegni sgangherati: volevo solo completare quella storia. A tutti i costi.
Poi mia madre si ammalò. In quei giorni terribili, in ospedale, mentre lei era persa nell'abisso dell'agonia, mio zio Franco cercava a suo modo di intrattenerci raccontandoci aneddoti della Sicilia e della sua famiglia. Ci parlò così di un suo parente, un altro zio, che lui chiama "Zio Cicciopaolo" che era solito uscirsene con un'imprecazione molto originale: "Santu Diavuluni!"
Mio zio è imbattibile a raccontare storie e aneddoti: ci fece sorridere. Ma io sentii che c'era dell'altro. Gli chiesi di ripetermi di nuovo quell'imprecazione e capii subito che Honey ne avrebbe fatto il suo tormentone. Era il 30 ottobre.
Il 31 ottobre ripresi quelle 10 pagine dal cassetto nel quale erano rimaste dall'inizio dell'anno e mi ripromisi che avrei terminato quella storia e che avrei fatto di Honey il mio tramite, attraverso il quale avrei raccontato le mie favole. Iniziai subito, anche se cambiai metodo di lavoro: i tratteggi di quelle 10 pagine mi avevano stremato. Decisi di fare un omaggio al grande Magnus che avevo amato su Satanik e Alan Ford, e presi a disegnare il fumetto di Honey su piccole tavole A5, con due sole vignette, come i neri/sexy/horror degli anni '70. Usavo semplici linee, pochi fondali e molti neri. Poi scansionavo e ci mettevo qualche retino. Non volevo impressionare nessuno con i miei disegni sgangherati: volevo solo completare quella storia. A tutti i costi.
Due giorni dopo, la notte del 2 novembre, poco prima di mezzanotte, mia madre morì in ospedale. Io ero lì con lei a tenerle la mano. Assieme a me c'era il mio amico Valerio, che era venuto a farmi compagnia. Non lo dimenticherò mai.
Da allora Honey non se n'è più andata. Mi riproposi che non solo avrei terminato la storia, ma che avrei postato 3 pagine a settimana. Mi feci un blog in fretta e furia e realizzai altre 30 tavole per avere materiale in più da postare nel caso non potessi disegnare in qualche occasione. Poi iniziai a postare.
Quel fumetto iniziò a conquistarsi un piccolo stuolo di seguaci. Silenziosi, ma appassionati. Non commentavano sul blog, ma ogni volta che chiedevo: Ci siete? Battete un colpo, per piacere, ho bisogno di sapere che ci siete laggiù, dall'altra parte.
E allora apparivano. Scrivevano, mi inviavano email.
Rispondevo a tutte le email e, in seguito, ho incontrato diversi di loro. Con alcuni è persino nata un'amicizia vera e sincera.
Quel fumetto era "Venere Rosso Sangue" e, come saprà bene chi segue questa pagina, alla fine non solo riuscii a portarlo a termine ma divenne il trampolino di lancio per Honey online. Dal blog passai a Shockdom Webcomics, poi a Facebook per arrivare infine all'autoproduzione e, un anno fa, alla pubblicazione da parte di Nero Press Edizioni.
E allora apparivano. Scrivevano, mi inviavano email.
Rispondevo a tutte le email e, in seguito, ho incontrato diversi di loro. Con alcuni è persino nata un'amicizia vera e sincera.
Quel fumetto era "Venere Rosso Sangue" e, come saprà bene chi segue questa pagina, alla fine non solo riuscii a portarlo a termine ma divenne il trampolino di lancio per Honey online. Dal blog passai a Shockdom Webcomics, poi a Facebook per arrivare infine all'autoproduzione e, un anno fa, alla pubblicazione da parte di Nero Press Edizioni.
Honey mi ha aiutato a sognare e a sfogare rabbia e dolore in momenti durissimi, mi ha portato nuovi amici, mi ha aperto nuovi orizzonti, mi ha trascinato nelle fiere del fumetto e recentemente mi ha anche fatto incontrare l'amore. E anche in questo caso si tratta di una lettrice dei miei fumetti.
E allora grazie Honey Venom, strega e assassina in missione per conto del diavolo! Grazie a te, a Lentiggini e a tutti gli strani e spesso orribili personaggi che vivono nel tuo mondo. Senza di voi non potrei esplorare a fondo quello che ho dentro e parlarne con chiarezza, senza ipocrisie e senza retorica.
Ciao, Honey, buon compleanno.
il tuo Cantastorie,
Spectrum
Spectrum
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